Gli Ormoni Tiroidei nella Fertilità e Gravidanza
I disturbi endocrini sono stati riconosciuti come causa di infertilità e come fattori di rischio per la gravidanza. L’autoimmunità tiroidea è la più frequente tra le donne in età fertile e può causare manifestazioni cliniche insidiose. Circa il 5 % delle donne infertili presenta valori di ormoni tiroidei anormali.
L’ipotiroidismo subclinico (valori di T4 normali e TSH elevato) può manifestarsi con mestruazioni irregolari, menorragia e difetto della fase luteinica causando infertilità. L’ipotiroidismo sintomatico si associa ad amenorrea e infertilità anovulatoria e può essere associato anche all’aumento della prolattina. Anche nelle situazioni di ipertiroidismo si ha aumento delle gonadotropine (FSH e LH), perdita del picco di LH e di conseguenza basse concentrazioni di progesterone. Tutti questi cambi ormonali si presentano con alterazione del ciclo mestruale.
La gravidanza di per sé causa una serie di alterazioni fisiologiche nel metabolismo degli ormoni tiroidei che devono essere distinte dagli stati fisiopatologici della disfunzione tiroidea. Sia l'ipotiroidismo che la tireotossicosi possono compromettere il corso della gravidanza e possono influire negativamente sul feto.
Durante la gravidanza, la gonadotropina corionica beta-umana (HCG) provoca stimolazione tiroidea sin dal primo trimestre, per analogia strutturale con l'ormone stimolante la tiroide (TSH). L'attività tireotropica di hCG causa anche una diminuzione del TSH sierico nel primo trimestre, cosicché le donne incinte hanno concentrazioni di TSH sieriche inferiori rispetto alle donne non gravide.
La sufficienza tiroidea materna è importante nel primo trimestre. Prima di 12 settimane di gestazione, la madre è l'unica fonte di ormoni tiroidei, mentre le concentrazioni totali di tiroxina (T4) e triiodotironina (T3) aumentano all'inizio della gravidanza e raggiungono un plateau all'inizio del secondo trimestre, principalmente a seguito dell'aumento della TBG (tireoglobulina).
Lo iodio è essenziale per la produzione degli ormoni tiroidei ed il fabbisogno alimentare è maggiore in gravidanza rispetto a quello delle donne non gravide.
La carenza di iodio nella dieta materna determina una ridotta sintesi dell'ormone tiroideo materno e fetale ed è stata anche associata a disturbi di deficit di attenzione e iperattività nei bambini, così come ad esiti cognitivi compromessi. Si raccomanda l’assunzione diaria di almeno 250 mcg di iodio, fino al termine dell’allattamento al seno, come raccomandato dalla OMS.
Le donne con malattia tiroidea autoimmune presentano elevate concentrazioni di anticorpi antiTPO e anticorpi anti-tireogobulina (ipotiroidismo) e questi possono anche interferire con la normale funzione ovarica.
È stato osservato che la presenza di anticorpi tiroidei ed elevati livelli di TSH aumentino la produzione di interleuchina 2(IL2) causando aborti spontanei.
Se la madre è ipotiroidea in gravidanza, l’aumento del TSH stimola la crescita tiroidea, con conseguente gozzo materno e fetale. Alcune manifestazioni cliniche sono: astenia, intolleranza al freddo, fragilità dei capelli e difficoltà di concentrazione.
Nel caso di ipertiroidismo si ha a un aumentato rischio di aborto, preeclampsia, basso peso alla nascita, distacco di placenta e altri problemi materno fetali. Le manifestazioni cliniche sono: perdita di peso, frequenza cardiaca superiore a 100 bpm, stanchezza muscolare, ipersudorazione e affaticabilità generalizzata.
Lo screening sistematico per l'ipotiroidismo all'inizio della gravidanza può essere utile, anche quando il grado di carenza è lieve e non causa manifestazioni cliniche immediate nella donna. Si raccomanda la terapia sostitutiva con tiroxina nelle donne con ipotiroidismo subclinico per migliorare gli esiti della gravidanza, anche nei casi di tecnica di fecondazione in vitro.
Dottoressa Angela Pipari Esperta Di Ginecologia e Infertilità Di Coppia
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